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Per aiutare le zone terremotate, compriamo i loro prodotti tipici

Sentire la terra che trema sotto ai propri piedi è una sensazione che riempie di paura e toglie ogni certezza. Eppure le popolazioni del Centro Italia stanno affrontando con coraggio i drammatici eventi che stanno colpendo il cuore dell’Italia, sostenuti dalla collaborazione e dalla solidarietà di tutto il Paese.

La trebbiatura delle lenticchie a Castelluccio di Norcia © Fotolia
La trebbiatura delle lenticchie a Castelluccio di Norcia © Fotolia

Posti di lavoro e specialità a rischio

Le recenti scosse di terremoto stanno mettendo a rischio  un sistema che offre lavoro solo nella fase di produzione agroalimentare ad almeno 10.000 persone e in pericolo ci sono anche specialità conservate da secoli, come la lenticchia di Castelluccio, il pecorino dei Sibillini, il Vitellone Bianco Igp, la patata rossa di Colfiorito, lo zafferano, il tartufo e il Prosciutto di Norcia Igp, che rappresentano un patrimonio culturale del Paese, oltre che economico e di posti di lavoro.

La lenticchia di Castelluccio, simbolo di fortuna e prosperità

Le lenticchie di Castelluccio © Fotolia
Le lenticchie di Castelluccio © Fotolia

Alcune colture si sono salvate, come la Lenticchia di Castelluccio, simbolo di prosperità e fortuna del Capodanno, perché il raccolto si è svolto, come previsto dal disciplinare di produzione, entro il mese di agosto. Ma i danni non sono mancati, visto che si è registrato il crollo dei magazzini e problemi di distribuzione.
La lenticchia, chiamata dagli abitanti di Castelluccio “Lénta”, è il prodotto simbolo di Castelluccio ed è famosa in tutto il mondo: si tratta di un legume antichissimo, i cui semi sono stati ritrovati in tombe neolitiche datate 3000 A.C. La pianta è annuale e fiorisce tra maggio e agosto, e dona lenticchie dal sapore inconfondibile dalle dimensioni molto piccole. La coltivazione  avviene esclusivamente con metodo biologico biologica, e, anche per questo, è ricercatissima.

La spettacolare fioritura

La spettacolare fioritura di Pian Grande © Castelluccio di Norcia
La spettacolare fioritura di Pian Grande © Castelluccio di Norcia

Tra fine maggio e la metà di luglio, l’altopiano di Castelluccio è testimone di un evento di particolare importanza, la Fioritura. Per diverse settimane la monotonia cromatica del pascolo, viene spezzata da un mosaico di colori, con variazioni di toni che vanno dal giallo ocra al rosso. Anche se la festa della Fioritura ricade, solitamente, nella terza e nell’ultima domenica di giugno, non esiste un preciso giorno per ammirare questo incantevole spettacolo. Ogni anno tutto è affidato all’andamento climatico della stagione. Le specie floreali che tingono il Pian Grande e il Pian Perduto in questo periodo, sono innumerevoli, e camminando lungo i sentieri si possono incontrare genzianelle, narcisi, violette, papaveri, ranuncoli, asfodeli, viola trifogli, acetoselle e tante altre erbe e fiori spettacolari.

Castelluccio di Norcia © Fotolia
Castelluccio di Norcia © Fotolia

Il Pecorino dei Monti Sibillini

Il Pecorino dei Monti Sibillini è un altra eccellenza messa a rischio dal terremoto. Prende il nome dal Monte Sibilla (2173 metri di altezza)  nelle Marche. In realtà, i pecorini che si producono in questa zona sono due: uno fresco e prodotto tutto l’anno con il latte pastorizzato, l’altro fatto con latte crudo, semicotto e stagionato in modo naturale (che è un Presidio Slow Food).

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Secondo la tecnica tradizionale, il latte appena munto viene portato a circa 37°C in un paiolo di rame, quindi viene aggiunto il caglio naturale. Dopo circa 30 minuti si rompe la cagliata, si riscalda a circa 45-48°C e si sistema la massa nelle fascere. Quindi si pressa, si sala a secco per un paio di giorni, si lava, si asciuga e infine si pone a stagionare in un locale fresco e lievemente umido in cui, ogni due o tre giorni, le forme devono essere rigirate per favorire la formazione della crosta. Il formaggio si può consumare dopo circa 60 giorni ma, diventa ancora più buono e saporito se stagiona alcuni mesi: con la stagionatura acquisisce un odore aromatico e potente, spesso di fungo e tartufo, e un sapore deciso, piccante e molto persistente.

Un pastore con gregge di pecore sui monti Sibillini © Fotolia
Un pastore con gregge di pecore sui monti Sibillini © Fotolia

Lo zafferano di Cascia

Un’altra eccellenza, un altro prodotto a rischio per le scosse. Lo Zafferano di Cascia, un borgo storico in Umbria, è un prodotto di alta qualità: i fiori vengono raccolti manualmente alla fine di ottobre solo nelle prime ore del mattino, poiché la luce intensa potrebbe alterare le caratteristiche organolettiche degli stimmi. Nella stessa giornata gli stimmi vengono separati dal fiore ed essiccati mediante tostatura su brace di legna ad una temperatura non superiore a 40°C.

Il fiore dello zafferano © Fotolia
Il fiore dello zafferano © Fotolia

Per questo zafferano purissimo si utilizzano soltanto gli stimmi che hanno un colore rosso vivo: il valore della spezia, infatti, è dato anche dalla cura con cui vengono separati dal fiore lasciando soltanto la parte più preziosa di colore rosso. Quest’anno la tradizionale Mostra Mercato dello Zafferano di Cascia è stata rinviata a causa delle nuove e gravi scosse di terremoto del 26 ottobre e gli organizzatori sperano di poter decidere presto un’altra data: “Rinnoviamo l’invito a tutti gli umbri e gli italiani di fare visita alla Mostra Mercato anche come occasione per sostenere con gli acquisti le aziende del territorio e per far sentire con la presenza la vicinanza alla popolazione tutta” ha detto Claudio Giampiccolo, Presidente dell’Associazione dello Zafferano di Cascia.

Risotto allo zafferano © Giallozafferano
Risotto allo zafferano © Giallozafferano

Il Prosciutto di Norcia Igp

Il Prosciutto di Norcia Igp racchiude una storia antichissima, fatta di abilità manuali e di vocazioni artigianali, di tradizioni tramandate da secoli e ormai insite nell’anima del luogo.  L’allevamento del maiale a carattere non intensivo era molto diffuso nell’area montana e collinare umbra sin dall’epoca romana e oggi è una realtà importante che regala un prodotto tipico unico, che ha ricevuto il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta nel 1997.

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La lavorazione prevede che il coscio di suino pesante adulto, dopo esser stato rifilato, venga salato per due volte a secco con sale marino e lasciato così per circa 15-20 giorni.Trascorsi il periodo di salagione il prosciutto viene fatto riposare per circa 3 mesi, poi lavato in acqua tiepida,  e appeso per 3 mesi permettere l’asciugatura.  Dopo circa 6 mesi, si procede alla stagionatura del prodotto: viene trattato con un impasto di sugna (grasso, farina sale e pepe), conservato per 12 mesi, marchiato e nuovamente ricoperto con  l’impasto di sugna e  lasciato a stagionare almeno altri 12 mesi. Un lungo e attento processo di lavorazione e stagionatura che regala un prodotto dal sapore non salato ma saporito, un aspetto magro ed invitante, con ottime caratteristiche nutritive.

Il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale

© Consorzio di tutela del vitellone Bianco dell'Appennino Centrale
© Consorzio di tutela del vitellone Bianco dell’Appennino Centrale

L’allarme di Coldiretti sui prodotti a rischio riguarda anche il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale. Si chiama “Vitellone” perché si riferisce a bovini da carne di età compresa fra i 12 e i 24 mesi: a questa età gli animali sono giovani e la carne di queste razze resta molto magra con una composizione in acidi grassi molto favorevole alla alimentazione moderna. Inoltre si chiama “Bianco” perché i bovini di queste razze hanno il mantello bianco che risalta sulla cute color nero-ardesia e permette a questi bovini sopportare le radiazioni solari dei tipici ambienti pascolativi. Le razze di Chianina, Marchigiana e Romagnola sono allevate da oltre 1500 anni nelle zone dell’Appennino Centrale, alimentate con foraggi e mangimi locali. I controlli accurati e le modalità di allevamento ne fanno un prodotto ottimo per chi sceglie un’alimentazione bilanciata e ricca di proteine.

Razza Romagnola © Consorzio di tutela del vitellone Bianco dell'Appennino
Razza Romagnola © Consorzio di tutela del vitellone Bianco dell’Appennino

Tra le ricette più sfiziose con questa carne ci sono, oltre alla Tagliata, lo Stracotto di guancia di Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale agli aromi, gli Straccetti di Scamone di Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale con funghi e carciofi e i Paccheri farciti con ragù di Vitellone Bianco dell’Appennino centrale e salsa al basilico.

Tagliata con cipolle in agrodolce © Giallozafferano
Tagliata con cipolle in agrodolce © Giallozafferano

Il tartufo nero di Norcia

Nero, pregiato, profumato. Con il suo profumo dà un carattere unico a qualsiasi piatto. Il tartufo nero pregiato che si trova nella zona di Norcia cresce nell’area collinare e montana e la sua raccolta avviene per tutto il periodo invernale, specialmente sotto querce, noccioli e carpini neri.

Il tartufo nero è una specialità di Norcia © Fotolia
Il tartufo nero è una specialità di Norcia © Fotolia

Questo tartufo è ottimo sia crudo che scaldato. Può essere amalgamato nella preparazione per dare un gusto unico al piatto, oltre che grattuggiato o tagliato a julienne per dare un tocco estetico finale. Tra i piatti più amati ci sono le Fettuccine e il crostino di pane con tartufo nero di Norcia.

Le fettuccine al tartufo © Giallozafferano
Le fettuccine al tartufo © Giallozafferano

Una lotta contro il tempo e il freddo dell’inverno

Per affrontare l’emergenza si sono attivate le istituzioni e il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e gli Assessori delle Regioni, in collaborazione con Coldiretti, stanno attivando lo stanziamento di fondi per gli allevatori colpiti e organizzando  il montaggio di stalle temporanee e dei moduli abitativi, oltre alla copertura del mancato reddito delle imprese di allevamento.

La patata rossa di Colfiorito, nella lista dei prodotti dell'allarme Coldiretti © Fotolia
La patata rossa di Colfiorito, nella lista dei prodotti dell’allarme Coldiretti © Fotolia

Con l’arrivo del freddo occorre una corsa contro il tempo per dare la possibilità agli allevatori di stare vicino ai propri animali con container, roulotte o moduli abitativi ma servono anche ricoveri sicuri per il bestiame con stalle, fienili e casolari lesionati, distrutti o inagibili – ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo -. L’emergenza è peggiorata e molte aziende oggi rischiano di chiudere per sempre se non si creano le condizioni per restare sul posto, garantendo vivibilità  e operatività per accudire il bestiame e dare continuità alle attività produttive”. Nelle aziende agricole ed in quelle agroalimentari si contano danni strutturali ed anche ad impianti e strumenti mentre la presenza di frane e smottamenti sulle strade rurali impedisce la circolazione e la raccolta e consegna dei prodotti. Gli animali devono mangiare tutti i giorni e le mucche ed essere munte due volte al giorno e per questo gli allevatori non possono trasferirsi lontano da mandrie e greggi che , senza vigilanza, rischiano peraltro nelle montagne di essere preda dei lupi.

I salumi di Norcia, un'altra specialità a rischio per il terremoto © Fotolia
I salumi di Norcia, un’altra specialità a rischio per il terremoto © Fotolia
Sono circa 3 mila le aziende agricole a rischio nei territori terremotati dei comuni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo dove c’è un’elevata significativa presenza di allevamenti con oltre 100 mila animali tra mucche, pecore e maiali, oltre alla presenza di un fiorente indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi da i quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo che sostengono che il flusso turistico che, tra ristorazione e souvenir, è la linfa vitale per la popolazione.

Come donare per aiutare il Centro Italia

Il Dipartimento della Protezione Civile ha aperto un conto corrente bancario, presso Monte dei Paschi di Siena, per raccogliere donazioni in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto 2016 e da quelli successivi del 26 e del 30 ottobre 2016.
Le donazioni possono essere effettuate tramite bonifico sia dall’Italia sia dall’Estero usando le seguenti coordinate:
Banca: Monte dei Paschi di Siena – Filiale di Roma Via del Corso 232
Iban: IT 44 P 01030 03200 000006366341
Beneficiario: PRES.CONS.MINISTRI DIP.PROT.CIVILE – VIA ULPIANO 11 – 00193 – ROMA RM
Causale: “Emergenza Terremoto Centro Italia”
Al 31 ottobre, tramite bonifici su conto corrente intestato al Dipartimento, sono stati raccolti 3.857.538,69 euro.

Il numero solidale 45500

In seguito alle nuove forti scosse che hanno colpito il Centro Italia il 26 e il 30 ottobre, il Dipartimento della Protezione Civile, d’intesa con gli operatori di telefonia fissa e mobile, ha attivato nuovamente la raccolta fondi attraverso il numero solidale 45500.
L’iniziativa, promossa in seguito al terremoto del 24 agosto, si era chiusa il 9 ottobre e aveva già permesso di raccogliere oltre 15 milioni di euro da destinare alle popolazioni colpite.
È quindi possibile donare 2 euro con sms o chiamata da rete fissa al numero 45500.
Gli operatori aderenti all’iniziativa sono Fastweb, Tim, Vodafone, Wind, H3G, Coop Voce, Tiscali mobile, TWT, UNO Communications, Clouditalia, Convergenze e Poste mobile. Su comunicazione di Fastweb, si informa che la donazione, per i clienti di questo operatore, è possibile solo da rete fissa.
Al 2 novembre, tramite il numero solidale 45500, sono stati raccolti  1.529.864,00 euro.