Urbino, città dalla storia millenaria dove si respira il Rinascimento ma anche il futuro grazie alla sua università. Il suo centro storico è patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1998.
Entrando in città appare ai vostri occhi il magnifico Palazzo Ducale, uno dei più interessanti esempi architettonici ed artistici dell’intero Rinascimento italiano. Il palazzo, caratteristico per la facciata con i suoi torricini, è sede della Galleria Nazionale delle Marche che conserva una delle più belle ed importanti collezioni d’arte del periodo.
Sono presenti opere di artisti quali Raffaello, Piero della Francesca, Paolo Uccello, Tiziano e Melozzo da Forlì, tra le quali la “Città ideale”, la “Flagellazione” di Piero della Francesca, la “Muta” di Raffaello.
Tra le stanze del palazzo, si cela lo studiolo del duca Federico di Montefeltro, rivestito nella fascia inferiore di legni intarsiati da Baccio Pontelli su disegni di Sandro Botticelli, Francesco di Giorgio Martini e Donato Bramante.
Una volta usciti da Palazzo Ducale, a pochi passi vi troverete di fronte all’imponente Duomo, con una pianta a tre navate e cupola ottagonale, distrutto e ricostruito tre volte.
Dalla piazzetta centrale, una delle principali strade in salita di Urbino conduce alla casa natale di Raffaello. Acquistata nel 1460 dal padre di Raffaello, Giovanni Santi, umanista, poeta e pittore alla corte di Federico da Montefeltro, che vi organizzò la propria bottega dove Raffaello apprese le prime nozioni di pittura.
Dalle vie principali ci spostiamo tra i vicoli della città per visitare l’Oratorio di San Giovanni dove è possibile ammirare un imponente ciclo d’affreschi, realizzati tra il 1415 e il 1416, dai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni da San Severino Marche.
Da vedere anche l’ex Monastero di Santa Chiara fondato nel 1445 su disposizione di Federico da Montefeltro. Qui la prima moglie del Duca, Gentile Brancaleoni, si ritirò in clausura, e la seconda, Battista Sforza, espresse la volontà di esservi sepolta. Anche Elisabetta, la figlia del Duca, rimasta vedova di Roberto Malatesta, vi si ritirò in clausura con il nome di suor Chiara. Fino al 1864 il complesso rimase occupato dalle suore clarisse, poi divenne proprietà del Comune di Urbino.
Dopo la visita culturale è il momento di fare una tappa golosa. Vi consigliamo di gustare nelle caratteristiche botteghe del centro, la Crescia sfogliata, una specie di piadina che si accompagna col salame di Montefeltro, il prosciutto di Carpegna, il pecorino di fossa e soprattutto con la Casciotta, un pecorino D.O.P. La cucina urbinate propone anche tartufi e funghi. Per chi ama il lato dolce, bisogna provare il Bostrengo, un dolce che fa parte della cultura contadina. Tipico dolce marchigiano viene preparato con ingredienti come riso, farina bianca di mais, mele, pere, noci, uvetta e pane ammollato nel latte per poi essere cotto a forno lento.