Lo speck dell’Alto Adige è un prodotto popolare, che nasce dalla necessità di conservare a lungo la carne fresca, per poi consumarla tutto l’anno. Ma non solo. Lo speck è anche il trait d’union tra due culture produttive: quella mediterranea del prosciutto, che prevede l’essiccazione all’aria, e quella nordeuropea, che predilige l’affumicatura. Una simbiosi che lo rende inconfondibile e che gli è valso, a partire dal 1996, il sigillo di qualità Indicazione Geografica Protetta (IGP) da parte dell’Unione Europea.
Il marchio IGP è un riconoscimento che attesta non solo la tracciabilità della materia prima e la qualità del prodotto, ma anche il rispetto della tradizione.
Il Consorzio Tutela Speck Alto Adige ha festeggiato quest’anno i suoi trent’anni di vita e oggi conta 28 produttori che salvaguardano il marchio attraverso un attento monitoraggio del mercato.
Lo speck Igp è un prodotto del territorio e il suo valore è indissolubilmente legato alla terra che lo genera, l’Alto Adige: è qui, infatti, che le condizioni climatiche sono ideali per realizzare un prodotto di elevata qualità.
In Italia, il mercato dei salumi è uno dei maggiori nel settore food e, solo nel 2021, ha registrato un valore di 5,2 miliardi di euro. La grande distribuzione ha registrato un aumento di vendita di prodotti, in termini di quantità, a denominazione controllata e protetta.
Grandi soddisfazioni anche dai mercati esteri: lo Speck Alto Adige IGP è infatti uno dei salumi italiani più esportati con una quota di 33,7%. In particolare, in Germania, negli Stati Uniti e in Francia.
Le sfide per il prossimo futuro riguardano l’importanza di puntare su una strategia che metta la sostenibilità al primo posto, definendo standard di produzione a lungo termine, che facilitino le operazioni e rendano il prodotto sinonimo di sostenibilità sociale, economica e ambientale.