La doggy bag è in pratica il contenitore nel quale il ristoratore mette il cibo avanzato da un cliente durante il pasto, che poi viene consegnato al cliente stesso in modo che possa portarlo a casa.
Nei Paesi anglosassoni si tratta di una pratica molto comune da anni; in Francia dal 2021 i ristoratori sono obbligati ad offrire ai clienti “contenitori riutilizzabili o riciclabili” per portare con sé una parte del pasto non consumato. In Italia invece sono davvero pochi i clienti che la richiedono a fine pasto, per lo più per vergogna: un’analisi di Coldiretti/Ixè, infatti, evidenzia che meno di 2 intervistati su 10 chiedono, qualche volta, la doggy bag; mentre un consumatore su 10 crede che sia da maleducati o da tirchi.
In realtà chiedere la doggy bag è sempre una buona idea, sia per motivi ambientali sia economici. Portando a casa gli avanzi si ridimensiona il fenomeno dello spreco alimentare: in ristoranti e tavole calde, infatti, si arriva a gettare nella spazzatura fino al 50 per cento del cibo ordinato dai clienti e non consumato. Il cibo avanzato inoltre è stato comunque già pagato, quindi lo spreco non sarebbe soltanto in termini alimentari, ma anche monetari.
In Italia la Doggy Bag non è obbligatoria ma molte petizioni sono state lanciate negli ultimi anni proprio riguardo questo tema. Nel 2020 il Festival del Giornalismo Alimentare, organizzato a Torino, lanciò una raccolta firme per incentivarne l’obbligo da parte dei ristoratori.
Noi, da clienti, dobbiamo imparare a non vergognarci di chiederla.