La parola fermentazione, per la prima volta usata da Luigi Pasteur alla fine dell’Ottocento, sembra tornata decisamente di moda, questa volta però riguarda il settore della cucina.
Magari anche senza saperlo i cibi fermentati li mangiamo da sempre, infatti crauti, pizza, yogurt, miele e persino vino, aceto, birra appartengono a questa categoria.
Questa tecnica trasforma gli alimenti utilizzando lieviti e muffe, moltiplicando così la gamma dei sapori. La fermentazione può rendere dolce, acida, salata e piccante al punto giusto anche la più insipida delle verdure. Ecco perché i nuovi cibi fermentati, kefir (latte fermentato), kombutcha (un tè dolce), miso, tempeh (fagioli di soia), piacciono sempre di più, in particolare ai giovani: molti di questi alimenti particolari sono entrati anche nelle cucine dei grandi ristoranti.
I primi a riportare in auge questa tecnica antica sono stati infatti proprio i giovani e creativi chef interpreti della nuova cucina del Nord Europa, ma che adesso si sta diffondendo anche in Italia.
I cibi e le bevande fermentate sono utili anche alla nostra salute: facilitano la digestione e garantiscono il benessere dell’apparato digerente; contribuiscono ad aumentare il numero di batteri “buoni” che transitano nel nostro intestino, favorendo quindi la sua regolarizzazione; aiutano a ristabilire l’equilibrio della flora batterica che è alla base di un buon sistema immunitario.