Industria ittica norvegese e sostenibilità

Il 5 giugno è la Giornata Mondiale dell’Ambiente, il più grande evento annuale delle Nazioni Unite per promuovere un’azione ambientale positiva, volta a sensibilizzare il mondo per la tutela del pianeta.

Secondo The Blue Food Assessment (BFA), un’iniziativa congiunta internazionale che riunisce oltre 100 scienziati provenienti da più di 25 istituzioni in tutto il mondo, gli oceani e i prodotti ittici hanno un ruolo fondamentale per garantire un futuro sostenibile per le nostre sfide ambientali, nutrizionali e sociali.

La Norvegia si è impegnata in un percorso di attività sostenibili rivolte alla propria industria ittica per garantire sempre prodotti sani, sostenibili e di alta qualità. “L’industria ittica ha la responsabilità di parlare di queste tematiche e di informare i consumatori sui prodotti” ha affermato il Ceo del Norwegian Seafood Council, riferendosi sia all’acquacoltura sostenibile che alla gestione responsabile delle specie selvatiche.

Le specie comunemente allevate come il salmone norvegese hanno un’impronta ambientale molto bassa e le principali nazioni produttrici, inclusa proprio la Norvegia, hanno avviato un percorso di miglioramento continuo per ridurla ulteriormente. Qui ogni allevamento è tenuto sotto controllo tramite un programma di ispezioni regolari e di analisi di laboratorio. Gli esemplari vengono monitorati, non solo in età adulta, ma in tutto il loro ciclo di vita.

Nel corso degli anni, inoltre, l’industria norvegese si è evoluta, passando dalla pesca libera a una rigida regolamentazione. È stato il primo paese al mondo a introdurre un sistema di quote per la pesca.

La Norvegia ha fatto della trasparenza un aspetto fondamentale, introducendo un sistema di tracciabilità che consente di reperire informazioni sul pesce lungo l’intera filiera alimentare: dall’area dove è stato pescato ai dettagli sulla sua salute. Questo permette di accrescere la fiducia dei consumatori riguardo l’affidabilità del merluzzo norvegese.