I dorayaki sono dolcetti di origine giapponese. Sono dei pancake soffici con una superficie esterna dorata in modo uniforme, perfetti per la colazione o la merenda. Nella ricetta originale due pezzi sono uniti dall’anko, una marmellata dolce di fagioli rossi azuki, un ingrediente importante della pasticceria giapponese e che si trova anche come ripieno dei mochi.
La leggenda racconta che un giorno un samurai dimenticò il proprio gong nella fattoria di un contadino che gli aveva offerto rifugio. Il contadino usò lo strumento musicale, composto da un disco di metallo, per cuocere i suoi pancake e li chiamò dorayaki perché “gong”, in giapponese, si dice “dora”.
La regola delle bollicine
Fare i dorayaki è semplice, ma ci vuole un po’ di esercizio per prepararli a regola d’arte. Primo consiglio: il dorayaki si gira solo quando si vedono delle bollicine sulla superficie non a contatto con la piastra.
Il dorayaki perfetto ha una superficie esterna uniforme di color nocciola. Se il colore non è omogeneo o viene un bordino bruciato sulla circonferenza significa che l’impasto era troppo denso e la piastra non era alla giusta temperatura. L’ideale è scaldare la piastra, cuocere il primo dorayaki e valutare da quello se la piastra è troppo calda o ancora troppo fredda. Probabilmente i migliori dorayaki saranno quelli dal terzo in poi.
I Dorayaki alla Nutella
Come abbiamo detto, in Giappone i dorayaki si mangiano con un l’anko, cioè la marmellata di fagioli rossi azuki, ma ci sono altri ripieni popolari, come ad esempio la crema, le castagne (Kuri), la crema con tè matcha (polvere di tè verde) o con pezzi di frutta.
In Occidente la versione più amata da grandi e piccini è sicuramente quella con la Nutella: come per le crepes, la crema spalmabile con cacao e nocciole è la soluzione che mette d’accordo tutti!
La versione total black
Volete fare una colazione o una merenda ancora più golosa? Provate i dorayaki al cacao. Basterà aggiungere un po’ di cacao in polvere (amaro o dolce) all’impasto e poi farcirli con una crema al cioccolato per un risultato total black: i cibi neri, si sa, sono sempre “scenografici” sulla tavola e sanno stupire gli ospiti. Se preferite il contrasto di colore, invece, spalmate tra i due dorayaki al cacao una crema al cioccolato bianco.
Doraemon, il cartone animato
Un simpatico gatto robot un po’sovrappeso e tutto blu. Si chiama Doraemon ed è stato un cartone animato di culto negli anni Settanta. Doraemon è il fedele amico di Nobita Nobi, un bambino di dieci anni che fa la quinta elementare, molto pigro e sempre in ritardo a scuola. Il simpatico gattone è molto goloso di dolci ed è disposto a tutto pur di mangiarne qualcuno a merenda. I suoi preferiti? I dorayaki naturalmente!
Imagawayaki, simili ma diversi
I dorayaki sono simili agli Imagawayaki, tortine cilindriche cotte in una speciale piastra. Ci sono però due differenze. Prima di tutto i Dorayaki sono composti da due pezzi separati uniti dalla marmellata, mentre gli Imagawayaki sono tortine “chiuse” e cotte già con il ripieno all’interno. Inoltre i dorayaki di solito sono serviti freddi, mentre le torte Imagawayaki si mangiano calde.