Distesa nella pianura emiliana, tra il Po e il mare, Ferrara conserva l’impianto urbanistico rinascimentale, memoria dei tempi in cui gli Estensi governavano una delle corti più importanti d’Europa. Oggi, al primo sguardo, si notano le biciclette che sfrecciano scampanellando da un rione all’altro. Rossa di antichi mattoni e verde dei tanti parchi, la città si scopre pedalando lungo i nove chilometri dei bastioni che abbracciano il centro. La pista ciclabile delle mura permette di ammirare dall’alto luoghi altrimenti invisibili, come le eleganti corti rinascimentali, i rigogliosi orti urbani e insospettabili boschetti. In sella alle due ruote si arriva al Castello Estense, circondato dal fossato alimentato dalle acque del Po. Un edificio medievale, con guglie, torri e ponte levatoio, che è possibile visitare tra arredi e decorazioni fastose che lasciano immaginare la vita nella corte degli Estensi.
Un camminamento interno – la Via Coperta – collega Il Castello al Palazzo Municipale, con la piazza d’armi e l’imponente Scalone d’onore che conduce agli appartamenti dove visse Lucrezia Borgia.
Se siete in città dal 23 marzo al 21 luglio 2024 e siete appassionati d’arte non perdete l’esposizione a Palazzo dei Diamanti delle opere di Escher, artista geniale e visionario.
Dopo tante visite è tempo di una sosta gastronomica nel rispetto della cucina locale che prevede straordinari primi piatti, quasi sempre a base di pasta all’uovo, come i cappellacci con ripieno di zucca, i cappelletti di carne e l’impegnativo (da preparare e da mangiare) pasticcio di maccheroni, involucro di pasta frolla dolce che racchiude i maccheroni conditi con ragù, besciamella e funghi, gustoso connubio fra dolce e salato. Un discorso a parte merita la salama da sugo Igp, insaccato di carne suina impastata e profumata da con vino rosso, sale, pepe, chiodi di garofano e noce moscata, che poi viene lasciato stagionare per mesi infine servito con purè di patate o di zucca. Tutte ricette elaborate e complesse che conservano la memoria delle ricche portate degli interminabili i banchetti rinascimentali.
È tempo di rimettersi in viaggio per raggiungere Comacchio e poi il Delta del Po. Sospesa tra terra e acqua la cittadina lagunare ha una secolare tradizione nella lavorazione dell’anguilla, che popola le valli salmastre che la circondano. Fin dai tempi antichi gli abitanti del luogo hanno cercato di risolvere il problema della conservazione del pesce, il loro bene più prezioso. L’antica Manifattura dei Marinati era il centro dell’arte di marinare anguille e acciughe. Oggi è un museo aperto al pubblico, ma nei mesi da ottobre a dicembre, tutti gli anni torna ad essere una fabbrica attiva. La visita al complesso conduce attraverso la storia del territorio per concludersi nella Sala dei Fuochi con i suoi 12 camini dove ancora oggi avviene la lavorazione delle anguille, che poi verranno conservate.
Comacchio è il punto di partenza per l’esplorazione della laguna del Delta del Po, la “Camargue italiana”. Tutti i giorni dalla Stazione Foce parte il battello del Parco, che s’inoltra in un paesaggio misterioso, dove terra, mare e cielo si confondono con la complicità dell’immancabile nebbiolina. Tra dune di sabbia, boschi e pinete l’area ospita circa 320 specie differenti di uccelli con la grande colonia di fenicotteri rosa. Il battello solca le acque del grande fiume seguendo la scia dei pescatori che si riparavano nei Casoni da Pesca, sorta di palafitte che si possono visitare per osservare gli arredi e le attrezzature da pesca originali.