Fave: cibo antico e prezioso

Al tempo dei romani, le fave erano una componente importante dell’alimentazione e, durante le feste dedicate alla dea Flora, protettrice della natura che germoglia, i romani le gettavano sulla folla in segno di buon augurio. Nell’antichità storica, per tutto il Medioevo e fino al secolo scorso, le fave secche cotte in svariati modi hanno costituito la principale base proteica alimentare di molte popolazioni del Sud Italia. Attualmente rimane un alimento molto importante nella dieta di diversi popoli del Nord Africa.

PROTEINE SEMPLICI E GUSTOSE
Ricche di sali minerali e povere di calorie, le fave sono una buona fonte di ferro, proteine e di acido folico. Sono state per secoli l’alimento base per i contadini italiani, soprattutto in Puglia e nel Gargano, terra vocata da sempre alla crescita di questi preziosi semi: qui venivano consumate in grandi quantità fresche (con la buccia) e secche come principale fonte di proteine assieme agli altri legumi. Ma sono diffuse in tutta Italia (in Toscana le chiamano semplicemente “baccelli”) e sono protagoniste di piatti tipici come la già citata Vignarola, fave e cicoria, agnello, fave e menta e l’intramontabile fave e pecorino, un abbinamento classico che non può mancare in un picnic che si rispetti, accompagnato da un bicchiere di vino rosso.

PIATTI TIPICI
Tra le ricette più note c’è fave e cicoria, che fa subito venire in mente la Puglia, dove si chiama “macco”: un purè di fave (secche o fresche) e patate servito con erbe amare spontanee, che si prepara anche in Sicilia. È un piatto povero della cucina contadina, molto nutriente e tipicamente primaverile, da accompagnare con bruschette di pane locale. A Roma invece le fave, accompagnate dai piselli, si usano per condire la pasta assieme ad abbondante formaggio pecorino grattugiato.